1.1 Definizioni e concetti di base: differenze tra le versioni
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Per un approfondimento di queste tematiche si rimanda alla lettura del primo capitolo del libro ''Information literacy in biblioteca: teoria e pratica'' di Laura Ballestra <ref>Cfr. Ibidem</ref> che elabora il concetto di "'''educazione a documentarsi'''", riferendosi alla necessità dell'"inserimento dei discenti in reali processi d'indagine documentale strutturati secondo una precisa metodologia e guidati da un docente che svolge funzioni di coach, facilitatore e consulente"<ref>Ivi, p. 53</ref>. | Per un approfondimento di queste tematiche si rimanda alla lettura del primo capitolo del libro ''Information literacy in biblioteca: teoria e pratica'' di Laura Ballestra <ref>Cfr. Ibidem</ref> che elabora il concetto di "'''educazione a documentarsi'''", riferendosi alla necessità dell'"inserimento dei discenti in reali processi d'indagine documentale strutturati secondo una precisa metodologia e guidati da un docente che svolge funzioni di coach, facilitatore e consulente"<ref>Ivi, p. 53</ref>. | ||
Sullo stesso concetto | Sullo stesso concetto di "educazione a documentarsi", riflette anche il [http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=2216 Gruppo di lavoro biblioteche e didattica] della [http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=890 Commissione Biblioteche della Crui] che ha tra le sue finalità la promozione del ruolo che le biblioteche accademiche possono avere in tale prospettiva<ref>Vedi la sezione [http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=2216 Biblioteche e didattica] della CRUI</ref>. | ||
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Versione delle 11:02, 3 feb 2016
Le diverse definizioni d'information literacy che si sono succedute nel corso del tempo riflettono i cambiamenti di visione tra l'approccio comportamentista e quello costruttivista.
Nella visione comportamentista - che mette l'accento sull'insieme delle competenze attraverso le quali si esprime l'alfabetismo informativo - lo scopo dell’information literacy è quello di far acquisire delle abilità; la visione pedagogica sottesa a questo approccio è di tipo lineare e progressivo, per cui l'utente è visto come un soggetto che reagisce in maniera sufficientemente prevedibile alle azioni formative e apprende tecniche via via più complesse e approfondite.
A questa visione si contrappone quella che prende le mosse dalla teoria dell'apprendimento di tipo costruttivista, che si focalizza invece su un concetto di informazione di tipo "relazionale", ossia mette l'accento sull'interazione tra fruitore e documento. In quest'ottica il discente non è visto come un soggetto puramente fruitore dell'apprendimento poiché, interagendo con il proprio ambiente informativo, collabora a sua volta alla creazione di nuova informazione. L’obiettivo diventa dunque quello di provocare una trasformazione di tipo qualitativo nel modo di "vedere, fare esperienza, capire e concettualizzare l'informazione" [1].
Per un approfondimento di queste tematiche si rimanda alla lettura del primo capitolo del libro Information literacy in biblioteca: teoria e pratica di Laura Ballestra [2] che elabora il concetto di "educazione a documentarsi", riferendosi alla necessità dell'"inserimento dei discenti in reali processi d'indagine documentale strutturati secondo una precisa metodologia e guidati da un docente che svolge funzioni di coach, facilitatore e consulente"[3].
Sullo stesso concetto di "educazione a documentarsi", riflette anche il Gruppo di lavoro biblioteche e didattica della Commissione Biblioteche della Crui che ha tra le sue finalità la promozione del ruolo che le biblioteche accademiche possono avere in tale prospettiva[4].
Note
- ↑ Ballestra, L. Information literacy in biblioteca: teoria e pratica. Roma: Bibliografica, 2011, p. 25
- ↑ Cfr. Ibidem
- ↑ Ivi, p. 53
- ↑ Vedi la sezione Biblioteche e didattica della CRUI