La metodologia didattica:l'arsenale didattico Capitolo 3

Da AlmaIL.
Jump to navigation Jump to search
                                       L'arsenale didattico

L'arsenale didattico, così come lo propone durante i suoi corsi Francesco Muzzarelli si compone di:

Tecniche didattiche: ossia le modalità pratiche per produrre apprendimento.

Strategie didattiche: le diverse possibilità e modalità di combinazione finalizzata delle tecniche didattiche.

Ingegneria didattica: l'insieme dei criteri di analisi e la selezione delle tecniche didattiche, molto utili per raffinare e adattare l’intervento formativo alle diverse e specifiche situazioni.

Venendo alle tecniche didattiche, queste consistono nella lezione e nelle esercitazioni.

La lezione è basata sull'erogazione dei contenuti da parte del docente e i suoi fattori di efficacia sono la chiarezza espositiva, il livello di strutturazione e l'esaustività della trattazione.

Le esercitazioni consistono in diverse tecniche/attività volte al coinvolgimento delle persone, come:

  • letture
  • discussioni
  • studi di caso
  • giochi di ruolo
  • questionari
  • ricerche tematiche
  • laboratori esperienziali
  • visione di film
  • preparazione di poster
  • sviluppo di progetti
  • attività outdoor, etc.

I fattori di efficacia delle esercitazioni consistono nella capacità di guidare il gruppo, di stimolare la partecipazione di tutti, di riuscire a promuovere lo scambio di idee e pareri, finalizzando l’attività in modo che non venga percepita come un banale “gioco” fine a se stesso. In questa Dispensa Tool2 vengono presentate una serie di 'diavolerie didattiche' proposte da Francesco Muzzarelli docente del corso: "La didattica documentale: il bibliotecario formatore" utili per vivacizzare l'aula in apprendimento e risveliare interesse e partecipazione, ma anche d'aiuto per fissare i contenuti.

                                         Le strategie didattiche

La logica che guida la combinazione finalizzata delle tecniche didattiche puo' essere:

Deduttiva/logocentrica (partendo da una premessa, si espongono i principi generali, in segito si sviluppano gli argomenti e si conclude con esemplificazioni pratiche)

Induttiva/psicocentrica (si parte da un caso/esperienza concreta, da cui scaturiscono delle riflessioni che portano a successive concettualizzazioni, per giungere alle conclusioni e alle conseguenze di quest'utime)

"Per problemi" (partendo da alcune domande significative, si spiega perché è importante parlarne, quindi si sviluppano i prindipali concetti e possibili soluzioni, per giungere alle conclusioni e alle conseguenze di quest'ultime)


                                            L'ingegneria didattica

Quelli che seguono, secondo Muzzarelli, sono in qualche modo i cardini dell'ingegneria didattica:

  • Più le esperienze che si vivono in aula implicano l'utilizzo di energia psicomotoria e sono gradevoli dal punto di vista emotivo maggiormente rimmarranno impresse a livello di memoria neurologica.
  • Il modo d'essere e di comportarsi del formatore rappresentano la componente fondamentale per sostenere la motivazione all'apprendimento o per, viceversa indebolirla.
                                                Due modelli

Primo modello: il ciclo a 4 stadi, o Ciclo di Kolb:

Secondo questo modello, il punto di partenza dev'essece costituito da un esperienza concreta (EC) che rende possibile lo svilippo di un' osservazione riflessiva (OR), che a sua volta condurrà ad una concettualizzazione astratta(CA) che verrà infine indirizzata in una sperimentazione attiva (SA). In pratica bisogna chiedersi cosa si può fare/far fare per produrre un’esperienza concreta? Cosa si può fare/far fare per produrre l’osservazione riflessiva? Come si può impostare la concettualizzazione astratta? E infine cosa si può fare/far fare per produrre una sperimentazione attiva?


Secondo modello: la triade delle vie dell'apprendimento di Dee Fink

Secondo questo modello il processo dell'apprendimento è immaginabile come una spirale che ha come prima fase l'ottenimento di informazioni (classicamente ascoltando quel che dice il docente e prendendo appunti), per poi fare e/o osservare qualcuno che agisce per poi passare a riflettere chiedendosi:

  • quanto sto imparando?
  • cosa ho imparato?
  • quale è per me il punto più importante e perché?
  • cosa e perché ho imparato con maggior facilità?
  • cosa e perché mi ha fatto maggiormente faticare?
  • come posso rendere più efficiente ed efficace il mio apprendimento?
  • quali punti rimangono poco chiari?
  • quale utilità pratica riconosco a ciò che ho imparato?
  • come penso di applicare questo apprendimento nel mio contesto di studio o lavorativo?
  • quali difficoltà prevedo e come immagino di superarle?
                        La gestione del gruppo in apprendimento: la capacità d'attenzione

Uno dei nemici principali della capacità d'ascolto e di concentrazione durante l'apprendimento è la così definita "sindrome da consesso", che descrive quel fenomeno per cui ai convegni ad esempio la stragrande maggioranza delle persone ha la testa altrove,qualcun altro arriva addirittura a dormire e il resto sta nei corridoi facendo salotto. Studi aventi per oggetto la gestione dell'attenzione hanno dimostrato che questa durante i primi due tre minuti e' ancora concentrata su quello che si stava facendo prima (ossia su preoccupazioni e pensieri che risalgono a prima dell'ingressoin aula). In seguito l'attenzione ha una curva ascendente che raggiunge il suo picco in genere tra l'ottavo e decimo minuto per poi iniziare una curva discendente; comunque al 90° minuto è assolutamente indispensabile fare una pausa! Altro punto d'attenzione è costituito dal cosiì detto 'buffer linguistico', ossia la quantità massima di parole che si riescono ad immagazzinare alla volta è di 7+ o meno altre 2 (quindi 9 in totale). Ciò ci porta all'indicazione di scegliere sempre frasi brevi e mai piuù lunghe i quanto puo' contenere il buffer. Venendo quindi agli aspetti relativi alla memorizzazione vediamo che è più facile ricordare le cose più recenti e quelle più remote, mentre quelle che stanno per così dire in mezzo a questi estremi si dimenticano più facilmente. Pertanto quello che conviene fare è creare spesso delle interruzioni, dei cambi di registro, ecc. in modo da moltiplicare i momenti di inizio e fine di un ciclo del discorso che sono quelli più facili da ricordare (effetto 'breack and review').

                       La gestione del gruppo in apprendimento: la comunicazione didattica

La comunicazione didattica deve tendere a promuovere costantemente:

  • l'attenzione e l'ascolto
  • la comprensione
  • la memorizzazione
  • l'applicazione

Per farlo occorre che sia altamente strutturata, ridondante, investigativa e ricca di agganci pragmatici.

Per strutturare la comunicazione occorre organizzarla logicamente in modo che si sia una introduzione (messaggio iniziale), un corpo centrale (core) e le conclusioni.

Nell'introduzione si specificano:

  • il/i tema/i (di cosa tratteremo)
  • l'obiettivo (perché lo faremo)
  • i benefici attesi (a cosa ci servirà, per cosa ci sarà utile)

Nel corpo centralee si metteranno in evidenza i punti focali (contetti e dati prioritari) aiutandosi con esempi e facendo ripetuti collegamenti tra gli aspetti d'insieme e le specificazioni (dettaglio).

Evidenziare spesso il "travaso pragmatico" (a cosa mi serve?Perchè e quanto è importante? Quando mi serve?)e utilizzare spesso le domande per verificare quanto è stato compreso e favorire la memorizzazione.

In chiusura riepilogare spesso l'obiettivo iniziale e le sue applicazioni pratiche, i punti focali, esplicitare le conclusioni enfatizzando le possibili azioni future.